Con l’introduzione di Windows 7, Microsoft ha pensato di mantenere la perfetta retrocompatibilità con il vecchio software andando ad utilizzare una virtual machine fatta ad-hoc e perfettamente integrata con il nuovo sistema operativo.
Unico prerequisito per gli utenti: avere le estensioni Intel-VT o Amd-V supportate dalla propria CPU.
Tutti i processori moderni hanno questo tipo di supporto alla virtualizzazione hardware, ma spesso i produttori tendono a limitarne l’utilizzo ai propri clienti rendendo tale funzionalità disabilitata dal Bios e non attivabile (vedi noteboot Sony VAIO serie consumer) se non tramite hack al sistema: in questo modo tutti coloro che non erano in possesso di CPU di ultima generazione erano praticamente tagliati fuori dal supporto XP Mode di Windows 7.